martedì 6 maggio 2014

c'è SINISTRA in città. Il programma di Sinistra Ecologia Libertà - Sinistra per Terni




Da qui al 2019
C’è SINISTRA in città



La crisi di questi anni ha cambiato la nostra città, le donne e gli uomini che la vivono, ha modificato la scala delle priorità e delle speranze, aumentando rabbia e disperazione.
Non sono molti i segnali di miglioramento dell’economia, anche per il carattere stesso del sistema produttivo umbro, rivolto in gran parte a un mercato interno che stenta a riprendere.
E' a questa città che dobbiamo dare risposte, subito. La nuova amministrazione dovrà fare della qualità della vita dei suoi cittadini l'asse portante di tutte le sue politiche. E dovrà porre in essere a un tempo un'azione di proposta, come le impone il mandato ricevuto, e un'azione di ascolto non formale ma concreto.
Il primo impegno sarà svolgere un ruolo attivo e fortemente incisivo, insieme alle forze sociali cittadine e alla Regione dell’Umbria, per ottenere dal Governo nazionale gli strumenti pubblici necessari a consolidare la presenza industriale che ha nei poli di eccellenza degli acciai speciali e della chimica avanzata due realtà irrinunciabili: una rinnovata fase di sviluppo manifatturiero, sempre più capace di coniugare lavoro e rispetto del territorio, dell’ambiente, della salute.
Quindi una politica ambientale, sul fronte delle emissioni e dei rifiuti, coraggiosa. Una mobilità dolce e sostenibile. Un nuovo rispetto per il territorio, non più visto come fonte di speculazione ma come ricchezza comune. Un sostegno al diritto all'abitazione e ai diritti civili che le accresciute sensibilità rendono inderogabili. Una difesa del sistema sociale senza derive o scorciatoie utilitaristiche. L'impegno ad adottare il troppe volte evocato bilancio partecipativo accompagnato a una riforma della macchina amministrativa e del decentramento.
Prospettive ambiziose, ma cinque anni possono cambiare non solo il volto ma anche la carne di una collettività.
Sta a tutti noi lavorare per cambiarla in meglio.
Anche per questo
C'E' SINISTRA IN CITTA'

 

PRENDERSI CURA DEL TERRITORIO


Costruire, significa collaborare con la terra, imprimere il segno dell'uomo su un paesaggio che ne resterà modificato per sempre; contribuire inoltre a quella lenta trasformazione che è la vita stessa delle città.
(Marguerite Yourcenar)


In Italia l’80% della popolazione vive nelle città. Le città sono luoghi di eccellenza, ma anche sedi delle più forti contraddizioni e diseguaglianze. La politica può aiutare a risolverle o contribuire ad acuirle.
E' nel governo delle città che si rende evidente la differenza tra centrodestra e centrosinistra, tra interessi speculativi e interessi dei cittadini, fra la città considerata come merce e la città intesa come bene comune.
Il nostro percorso va senza dubbio verso un'azione di soluzione di queste contraddizioni e diseguaglianze: è quindi necessario un forte rinnovamento nella prassi del governo della città attraverso l’attiva partecipazione dei cittadini alle scelte organizzative e decisionali.
Bisogna innanzi tutto invertire la tendenza a perpetuare il modello dissipativo oggi prevalente, che tiene insieme espansione urbana (pur in assenza di una significativa crescita demografica) e opere pubbliche dai costi astronomici e con pesantissimo impatto ambientale. Bisogna avviare nelle nostre città una nuova politica urbanistica fondata sul risparmio e sulla tutela del paesaggio, sulla riqualificazione dell’edificato, sulla manutenzione dell’esistente nel centro urbano e nelle periferie, in una prospettiva di edificazione “volumi zero”.
In questa ottica particolare attenzione va posta all’utilizzo degli spazi urbani vuoti.
Il vuoto è il protagonista dell’architettura... perché l’architettura è soprattutto l’ambiente, la scena ove la nostra vita si svolge”, affermava Bruno Zevi; essa dovrebbe contribuire, nella sua essenza, “alla sanità, alla forza, al godimento dello spirito”, diceva invece Ruskin.
Non aver coscienza del valore dei vuoti urbani è come negare la storia e la morfologia delle città. Considerarle un ammasso di metri cubi, di volumi e di spazi liberi solo in attesa di essere riempiti è ciò che una cultura urbana piegata agli interessi di mercato vuol far credere, ma non è ciò che pensano gli abitanti che cercano una piazza in cui trovarsi, i ragazzi che vorrebbero un cortile o un parco in cui giocare, gli anziani che passeggerebbero volentieri in uno spazio alberato.
I vuoti urbani hanno una funzione importante nell’equilibrio tra pieni e vuoti, spazi liberi ed edificati. Danno forma alla città e ne costituiscono l’immagine. E' spesso negli spazi pubblici che si svolge la vita collettiva.
La pura difesa della rendita parassitaria urbana è la principale causa del degrado ambientale e sociale delle città e concausa della mancanza di educazione del cittadino alla cura dello spazio pubblico, e quindi dell'indifferenza, dell'incuria, del maltrattamento dell'ambiente collettivo.
Una pianificazione e gestione del territorio che intenda rispondere agli interessi pubblici deve quindi tornare a considerare la città come luogo di inclusione sociale.
Terni non ha bisogno di una crescita edilizia fine a se stessa, capace solo di consumare territorio; l'edilizia, ancora asse portante dell'economia dei nostri territori, deve guardare avanti, a spazi che possano coniugare redditività per le imprese e qualità della vita per tutti i ternani.
Gli oneri d’urbanizzazione sono stati da tempo distolti dalla loro funzione originaria, finendo spesso per coprire spese correnti. Il risultato sono le centinaia di appartamenti invenduti, figli della crisi e del blocco del credito alle famiglie che magari vorrebbero acquistare. A fronte di tanto invenduto i prezzi non calano perché, lo dicono le statistiche, ai costruttori basta vendere un appartamento su tre per rientrare dei costi. Lo stesso motivo rende impraticabile di fatto l'acquisto a prezzi convenienti da parte dell'ATER.
Serve una visione diversa della città e dei suoi spazi.

Quello che proponiamo:
  • Riqualificare il territorio urbano, con il recupero e riutilizzo dell'esistente (immobili pubblici dismessi, come la ex caserma della polizia stradale o le scuole, siti industriali) e non come saturazione degli spazi urbani non ancora edificati.
  • Realizzare aree verdi, parchi e boschi urbani funzionali all'accoglimento ludico, ricreativo e socializzante dei cittadini e dei loro animali da compagnia, limitando l'accesso di questi ultimi alle sole zone adibite al gioco dei bambini. L'assenza di divieti di accesso a un parco ne consente un autocontrollo da parte della stessa cittadinanza che ne fruisce in ogni stagione, magari con l’aiuto di un “manuale” (da costruire insieme) che indichi semplici regole e giuste sanzioni.
  • Limitare l’impermeabilizzazione del suolo (cementificazione) impedendo la conversione di aree verdi e la conseguente copertura artificiale del loro strato superficiale o di parte di esso.
  • Avviare la riconversione/rigenerazione di aree già costruite e dismesse.
  • Monitorare le aree urbane già esistenti e non utilizzate, tutelare tutte le aree non edificate e non impermeabilizzate.
  • Lavorare per un'edilizia scolastica moderna, aggiornata negli standard di sicurezza ed educativi.
  • Dare la priorità alla realizzazione di opere tese a contrastare e soprattutto a prevenire il dissesto idrogeologico.
  • Adottare politiche urbanistiche che blocchino l'avanzare di un'espansione a “macchia d’olio” per evitare che il territorio diventi un’ininterrotta periferia sub-urbana di nuclei dispersi e dagli oneri per servizi insostenibili; il perimetro urbano deve essere contenuto e delimitato, preservando così nel contempo il valore della città e della campagna.
  • Puntare al “saldo zero” fra nuove costruzioni e abbattimenti, per favorire una più organica ricostruzione del tessuto urbano.
  • Contribuire all'edilizia residenziale privata per adeguamenti in materia antisismica ed energetica.
  • Rilanciare il piano per l'edilizia economico popolare.
  • Riscoprire il ruolo del fiume nel suo tratto urbano, completando e armonizzando gli interventi che negli ultimi anni hanno riguardato quest'area (recupero area ex Hawaii, passerella Corso del Popolo – Città Giardino, area didattica di San Martino), con un'attenzione particolare alle zone meno esposte e visibili al passaggio pedonale.
  • Abbattere le barriere architettoniche.
  • Lottare contro l'abusivismo.

Se lo spazio urbano è bene comune, l'edificare non può restare confinato al rapporto fra Amministrazione Comunale e costruttore. Bisogna garantire la partecipazione di comitati, associazioni e singoli cittadini.
Un processo realmente partecipato garantirebbe inoltre un percorso privo di ostacoli e permetterebbe di arricchirlo con idee e proposte magari sfuggite a chi lo ha pensato solo su carta, come dimostra la vicenda del “Cavalcavia di Cospea”.

Lo sviluppo edilizio incontrollato degli ultimi anni deve inoltre richiamare l'attenzione sulle possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nei nostri territori: è questa che ha grandi quantità di liquidità da investire, da riciclare, alterando le dinamiche di mercato e arrecando quindi grave danno agli altri operatori onesti del settore. Anche qui, l'Amministrazione deve alzare il livello di attenzione:
  • Limitazione del criterio del massimo ribasso nelle gare di appalto, spesso garantito dalla dubbia provenienza degli investimenti e da una non corretta tutela dei lavoratori (remunerazione e sicurezza).
  • Controlli puntuali ed effettivi, non solo burocratici, sulle ditte appaltatrici, su quelle subappaltatrici e sui lavoratori.
  • Coordinamento degli uffici comunali con le altre istituzioni (in primis il Prefetto) per contrastare il fenomeno.
La vita è bella?
Una parentesi a parte merita il tema del rilancio dell'area degli studios di Papigno: la querelle tra l'Amministrazione Comunale e il precedente gestore sui reciproci inadempimenti non sposta, se non temporalmente, il nodo sui possibili scenari d'impiego dell'importante struttura.  
Occorre un percorso aperto e partecipato, all'interno del quale noi rilanciamo con forza la proposta di un concorso di idee di respiro europeo, garantito da una commissione d'alto profilo che possa ampliare prospettive e orizzonti e attrarre investimenti e ritorni duraturi per il territorio.


Muoversi in città

Né singoli provvedimenti, né un migliore "ministero dell'ambiente" né una valutazione di impatto ambientale più accurata né norme più severe sugli imballaggi o sui limiti di velocità - per quanto necessarie e sacrosante siano - potranno davvero causare la correzione di rotta, ma solo una decisa rifondazione culturale e sociale di ciò che in una società o in una comunità si consideri desiderabile.
(Alexander Langer)


Viabilità: non significa solo ZTL, né solo le piste ciclabili, né la metropolitana di superficie o qualsiasi altro strumento. La viabilità è una progettazione seria e organica che nasce dall'idea di città in cui si vuole vivere. Interventi puntuali, anche in sé corretti, non producono frutti se non inseriti in una visione di lungo periodo. Una visione che deve saper essere coraggiosa.
Per noi, come per chiunque pensi che Terni debba aspirare agli standard di una città europea moderna, la ZTL resta un punto fermo. E’ dimostrato che non danneggia affatto il commercio nel nostro centro storico, anzi, è proprio la ZTL a garantire che il salotto buono della città possa essere fruito in tutta tranquillità. La riapertura, anche parziale, significherebbe un via vai continuo di auto in cerca di parcheggi, inevitabilmente “selvaggi”, mentre ne sono stati realizzati molti e comodi a ridosso della ZTL stessa.
Quello che proponiamo:
  • Formulazione di un nuovo “Piano cittadino per la mobilità”, condiviso e partecipato da tutti i soggetti fruitori (cittadini, residenti, commercianti, associazioni, etc.) e che raccolga gli indirizzi europei per una mobilità dolce.
  • Completamento (e collegamento) delle piste ciclabili già realizzate, in modo da creare una rete che renda le due ruote veri mezzi di trasporto alternativi, e realizzazione, fondamentale, del collegamento ciclo-pedonale fra Borgo Rivo e il centro città; Terni è la città ideale per l'uso della bicicletta, ma c’è ancora bisogno di una campagna di sensibilizzazione della cittadinanza, da accompagnare a norme più “restrittive” per le quattro ruote: riduzione degli accessi nella ZTL e minore tolleranza verso i parcheggi abusivi, specie quando ostacolano il passaggio delle stesse bici o, peggio, delle carrozzelle o dei passeggini.
  • Istituzione di zone 30 nei quartieri che lo consentono, per renderli più vivibili e sicuri, oltre che esteticamente gradevoli, e ridurre gli incidenti e le emissioni inquinanti: l'esperimento effettuato a Città Giardino solo pochi mesi fa si è dimostrato vincente.
  • Rilancio del bike sharing che, nonostante il buon riscontro nel numero degli utenti e i cospicui investimenti dell'amministrazione, appare in uno stato di strisciante abbandono: occorre studiare la presenza di personale nelle aree di ritiro/riconsegna che si occupi della manutenzione minuta dei mezzi e di fornire informazioni e assistenza. Probabilmente la collocazione dei punti di ritiro in zone centrali vanifica la funzione principale dello stesso bike sharing: una volta che si è in centro, tanto vale andare a piedi; andrebbero piuttosto collocati presso i diversi parcheggi, lanciando una campagna del tipo “Lascia l'auto, prendi la bici”. Da valutare, in accordo con i privati che gestiscono i parcheggi cittadini, la creazione di “ciclo-parcheggi” riservati alle bici, magari prevedendo un canone concordato che garantisca un posto-bici personale e custodito per chi abita nei quartieri periferici e non ha modo di “tenere” la bici in casa.
  • Potenziamento del trasporto pubblico, rivedendo le tariffe sulla base dei chilometri da percorrere, come in molte città europea già avviene, aumentando i controlli sull’evasione del pagamento e ripristinando delle corsie preferenziali che abbatterebbero i tempi di percorrenza (oltre a far rispettare quelle esistenti, spesso bloccate da auto in divieto di sosta).
  • Utilizzo dei parcheggi a pagamento non come mero strumento per fare cassa, ma come elemento costituente il sistema della mobilità cittadina: tariffe differenziate a scalare via via che ci si allontana dalla zona ZTL e tariffe premianti la “lunga sosta” nei grandi parcheggi a ridosso del centro cittadino.
  • Realizzazione dello svincolo fra la Terni-Rieti e il piazzale merci dell'AST e regolamentazione dell'accesso per i mezzi pesanti (sono circa 500-600 i TIR che quotidianamente raggiungono la sola AST), che devono transitare per le arterie esterne e non per le vie cittadine.
  • Valutazione definitiva sulla fattibilità della cosiddetta metropolitana di superficie: se il progetto dovesse considerarsi non più attuale, è inutile continuare a disperdere risorse in progettazioni.






Un capitolo a parte merita il progetto di trasformazione della E45 Orte-Mestre in autostrada (collegamento A1-A4) approvato dal CIPE e immediatamente recepito anche dal Consiglio Regionale.
La nostra posizione è nettamente contraria. Il mito dell'autostrada come modernità è oggi superato, reso obsoleto da uno sviluppo che o è sostenibile o non può più essere. La tanto citata Europa va in una direzione opposta rispetto alla viabilità: alternativa, dolce, ossia sostenibile.
I costi sono esorbitanti, oltre 9 miliardi preventivati, a carico in parte dello Stato e in parte del soggetto privato che realizzerà l'opera (project financing), col rischio che i costi lievitino gravando ulteriormente sulle spalle dei contribuenti.
L'adeguamento (leggasi allargamento della sede stradale, viadotti, svincoli, apertura di cave, etc.) avrebbe un impatto ambientale pesantissimo su territori già in parte compromessi dal punto di vista idrogeologico.
Davvero esistono risorse così considerevoli?
Allora ecco quello che proponiamo:
  • Sistemazione e messa in sicurezza del territorio: tante piccole opere pubbliche invece di un’unica, costosissima e di dubbia utilità “grande opera”.
  • Messa in sicurezza definitiva e manutenzione appropriata del percorso attuale della E45.
  • Modernizzazione della rete ferroviaria e sostegno al sistema di trasporto regionale che tanto negativamente incide sulla vita dei pendolari.
  • Completamento del tratto Viterbo-Civitavecchia della Rieti-Orte-Civitavecchia.
 

Aria pulita, energia sostenibile


Devo lasciare un biglietto a mio nipote: la richiesta di perdono per non avergli lasciato un mondo migliore di quello che è.
(Andrea Zanzotto)

Se la bussola dell'attività amministrativa deve essere la qualità della vita dei cittadini, l’aria pulita deve essere al centro, anche perché la conformazione geo-morfologica della nostra città e la presenza di nuclei industriali rendono più impegnativo il compito dell'amministrazione.
I dati raccolti dall'ARPA sui livelli di concentrazione del PM10 e degli altri inquinanti nell’aria urbana allarmano e richiedono soluzioni e non possono bastare quelle tampone, come l’istituzione delle targhe alterne o le limitazioni nell’utilizzo degli impianti termici. Vari studi hanno evidenziato che i principali fattori di inquinamento atmosferico nella città di Terni sono tre: l’industria, il traffico, il riscaldamento domestico.
Per quanto riguarda l’industria, l’inquinamento che produce è andato negli anni diminuendo, sia perché molte realtà sono state chiuse sia perché negli anni sono stati realizzati sistemi di abbattimento e di controllo. Terni rimane comunque una città industriale e chi l’amministra deve salvaguardare la salute dei cittadini sia interagendo con le imprese perché mettano in campo tutte le tecnologie esistenti per la minimizzazione dell’impatto delle emissioni sia controllando, che vengano rispettate tutte le normative.
I molti studi realizzati sul traffico ci presentano un quadro di interventi possibili. Secondo il rapporto 2014 dell’ISPRA sui trasporti e gli strumenti europei e nazionali per il risanamento della qualità dell’aria, il contributo totale del settore trasporto alle emissioni di materiale particolato PM10 è dato dalle emissioni allo scarico a da quelle di altra origine, attualmente non regolate e dovute all’usura di gomme e freni e all’abrasione del manto stradale. Si stima che queste ultime siano pari al 50% delle emissioni allo scarico di PM10 primario e a circa il 20% di quelle di PM2,5. Un’altra quota di particolato proviene dal “risollevamento” di polvere dalla superficie stradale provocato dal traffico veicolare; questo “risollevamento” può essere ridotto limitando l’uso di pneumatici chiodati, cambiando i materiali della superficie stradale, moderando la velocità e pulendo la strada.
L’ultimo libro bianco sui trasporti, adottato dalla Commissione europea il 28 marzo 2011, stabilisce dieci obiettivi ed una tabella di marcia con il fine di sviluppare entro il 2050 uno spazio unico europeo dei trasporti, compatibile e sostenibile. Tra questi obiettivi c’è il dimezzamento entro il 2030 dell’uso delle autovetture ad alimentazione tradizionale nei trasporti urbani, e l’eliminazione completa entro il 2050; il conseguimento nelle principali città di sistemi di logistica urbana a zero emissioni di CO2 entro il 2030.
Molti dei provvedimenti che occorre mettere in campo sono stati inseriti recentemente nel Piano Regionale della qualità dell’aria approvato dalla regione Umbria al quale sarà necessario dare seguito. All’interno di tale piano ci sono anche interventi per la riduzione delle emissioni dei riscaldamenti domestici.
SEL Terni è più volte intervenuta in questi anni, individuando alcuni punti prioritari sia per la realizzazione di una viabilità dolce sia per l’individuazione di iniziative che possano cambiare l'idea di città in maniera organica.
Oltre alle proposte per la viabilità evidenziate nel capitolo precedente,
quello che proponiamo:
  • Istituzione di domeniche senza auto, con pochissime deroghe, al posto della due giorni di targhe alterne, favorendo l'organizzazione di iniziative di sensibilizzazione sulle tematiche ambientali.
  • Attuazione di una politica di tutela e di ampliamento delle aree verdi, con la creazione di veri e propri boschi urbani, anche alla luce degli studi che hanno dimostrato la capacità di alberi e piante di eliminare dall'aria particelle inquinanti.
  • Ripresa dei progetti di teleriscaldamento. Negli anni passati si è infatti investito molto (per es. a Borgo Bovio) partendo dalla giusta idea di recuperare il calore prodotto dall'AST, poi tutto è stato abbandonato.
  • Studio di fattibilità per la realizzazione di impianti a biomasse di piccole dimensioni, con l'individuazione di distretti agronergetici (biomasse a Km.0) nelle aree periferiche e di campagna. Si tratta di una parte essenziale della politica energetica nel quadro europeo su cui è fondamentale il confronto e la partecipazione dei cittadini interessati in ogni fase decisionale.
  • Realizzazione di impianti fotovoltaici sulle coperture degli edifici pubblici, incentivando quella sugli edifici privati. Una proposta importante, all'interno di un quadro più chiaro di quello attuale, sarebbe la “solarizzazione” delle coperture delle fabbriche e dei capannoni;
  • Chiusura della filiera produttiva della cosiddetta chimica verde, incentivando la trasformazione delle PMI presenti sul territorio verso produzioni meno inquinanti.
  • Superamento dello stallo della vendita dell’ area ex-Basell, punto centrale per avviare il polo di ricerca della chimica verde, classificato al secondo posto della graduatoria dei cluster tecnologici nazionali, per il quale il MIUR ha già stanziato 42 milioni.
  • Completamento delle bonifiche delle aree di competenza comunale di Papigno, della Gruber e della discarica comunale (parte dei fondi già disponibili), attivandosi per quelle di competenza statale (es. Fabbrica d'Armi).
 

Gestione sostenibile dei rifiuti


Ogni civiltà ha la spazzatura che si merita.
(Georges Duhamel)


E’ la sfida di oggi e di domani. Anche in questo caso occorre una conversione ecologica, passare cioè da una gestione esclusivamente tecnicistica (termovalorizzatore, discarica...) ad una visione organica significa ripensare il nostro modello di sviluppo, anche della nostra città. Significa anche che la politica si riappropria del suo ambito proprio, la programmazione, relegando la tecnica a puro strumento di attuazione.
Occorre compiere un percorso politico culturale che si indirizzi decisamente verso Rifiuti Zero: oltre ad applicare un sistema di gestione di raccolta differenziata domiciliare, occorre ripensare il modello di produzione, di commercializzazione e di consumo dei nostri beni. La delibera di Giunta che ha approvato questo percorso è da valutare senz'altro positivamente. Ma le dichiarazioni di principio non valgono nulla e non servono a dare un nuovo e più moderno volto alla città se non sono sostenute da precise e puntuali azioni concrete: in questo senso, SEL Terni ritiene fondamentale un’accelerazione decisa. È indubbio che la raccolta firme avviata un paio di anni fa in collaborazione con Rifondazione Comunista e Italia dei Valori, oltre che di movimenti ed associazioni, per un polo del riuso e del riciclo al posto di quello, sciagurato, dell'incenerimento, ha dato i suoi frutti: merito anche della risposta dei cittadini ternani, oltre 6mila adesioni. Determinante è risultata la presa di coscienza del sindaco Di Girolamo, che ha impresso un decisivo cambio di rotta alle politiche di gestione dei rifiuti nella intera provincia di Terni. Infatti, il Piano di Ambito Provinciale approvato poco dopo ha escluso il ricorso all'incenerimento come tappa finale del ciclo dei rifiuti urbani, ponendo le basi per una ridiscussione, finalmente, del Piano Regionale dei Rifiuti.
Grazie al lavoro politico, agli incontri e riflessioni avviate, è stato possibile modificare un percorso, quello del ricorso all'incenerimento per chiudere il ciclo dei rifiuti urbani, che sembrava segnato.
La presenza nella nostra città di due impianti di incenerimento per produzione di energia elettrica, tra l’altro utilizzando materie prime non del nostro territorio, rappresenta però ancora una pesante ipoteca rispetto all’indirizzo seguito nel Piano d’Ambito.

Quello che proponiamo:
  • Realizzare finalmente un polo del riuso e del riciclo al posto di quello dell'incenerimento.
  • Creare, da parte dell’amministrazione comunale, le condizioni affinché l’impegno delle realtà imprenditoriali - attualmente presenti con impianti di incenerimento - sia in futuro riconvertito su altri fronti, magari nella filiera del riutilizzo delle materie prime e seconde.
  • Cessare, alla scadenza delle autorizzazioni, le attuali attività di incenerimento.
  • Lavorare soprattutto sul fronte della diminuzione dei rifiuti prodotti, operando sia nei confronti dei cittadini, a partire dall’ambito scolastico ma non solo, per far acquisire sempre di più la consapevolezza che eliminare gli sprechi serve all’ambiente ed alle finanze familiari; sia nei confronti della grande distribuzione che, rivedendo le proprie tecniche di vendita, può dare un decisivo impulso alla diminuzione della produzione dei rifiuti.
  • Favorire con tutti i mezzi la nascita e il consolidamento di punti vendita di prodotti sfusi e di mercatini dell’usato e del baratto.
  • Potenziare la raccolta differenziata porta a porta.
 

La casa è un diritto


D'una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.
(Italo Calvino)


La crisi economica in cui siamo immersi non poteva non avere riflessi anche su quello che è un diritto primario, quello all'abitazione.
Dal 2008 al 2012 la produzione di nuove abitazioni è diminuita del 40%. A novembre 2013 la riduzione, rispetto alla stesso mese del 2012 è stata del 10,8% (dati Istat). Si sono persi centinaia di migliaia di posti di lavoro e migliaia di imprese nell'edilizia. Le compravendite nell’ultimo triennio si sono ridotte del 33%, i pignoramenti sono aumentati del 13%, gli sfratti per morosità, in gran parte incolpevole, sono aumentati del 64%.
In Italia il consumo di suolo, dagli anni '50 a oggi, è di oltre 70 ettari al giorno. L'Italia col 7,8% di quota di territorio con copertura artificiale è al quinto posto nell'Unione Europea (Eurostat) in tale classifica, dietro solo a Paesi non confrontabili per popolazione e superficie (l'Umbria, con una percentuale intorno al 5-6%, pur al di sotto della media nazionale, non è aliena da tale fenomeno). Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: lottizzazioni invendute, capannoni industriali abbandonati, milioni di case vuote.
Eppure, nonostante questa “sovrapproduzione”, troppe famiglie vedono ancora insoddisfatto il loro diritto ad avere un tetto sulla testa e il fenomeno della cosiddetta morosità incolpevole , di chi cioè non paga l’affitto perché, puramente e semplicemente, non ha i soldi, è diventato uno degli aspetti più dirompenti dello sfascio nel tessuto sociale delle nostre città.
I problemi in questo settore non nascono però solo dalla crisi, ma anche da scelte politiche di lungo periodo, lanciate quando la crisi non era ancora all'orizzonte, come l'abolizione del fondo GESCAL col passaggio a fondi di fiscalità generale mai di fatto finanziati, o col depauperamento continuo dei fondi a sostegno degli affitti.
In Italia solo il 6% del patrimonio immobiliare è pubblico, contro il 30-45% di Francia, Germania e Inghilterra. E' vero che esiste un approccio culturale diverso nei confronti della casa (da noi c'è storicamente una forte preferenza per la casa di proprietà), ma il blocco del credito (anche per chi vorrebbe comprare), la precarietà economica e il nascere di nuove esigenze (basti pensare agli immigrati) hanno accresciuto la domanda di abitazioni a canone agevolato o concordato.
A fronte di 7.000 domande, nella sola Umbria, lo scorso anno, solo il 3% ha potuto essere soddisfatto, cioè quasi niente. E quel 3% ha riguardato solo le dismissioni per fine utilizzo, visto che non ci sono nuove costruzioni a prezzi popolari, né i soldi per la manutenzione del patrimonio esistente.
Anche l'ipotesi dell'acquisto da parte dell'ATER di parte dell'invenduto residenziale trova sporadica applicazione, vista la resistenza dei costruttori a vendere a prezzi più bassi del livello concordato fra i costruttori stessi. E i costruttori adottano la stessa politica per gli affitti, a differenza dei piccoli proprietari, ben più disponibili a ricercare soluzioni condivise con inquilini in difficoltà: è sempre più diffuso il fenomeno della diminuzione del canone pur di mantenere un inquilino sicuro.

Quello che proponiamo:
  • Rilancio di un piano per l'edilizia economica-popolare a livello nazionale.
  • Politiche di sostegno agli affitti. E’ questo il campo in cui le amministrazioni locali possono e devono intervenire direttamente, riconoscendo la casa come priorità nelle scelte di bilancio, e quindi alimentando fondi a sostegno degli affitti. E' fondamentale l'intervento prima dell'avvenuta morosità e dello sfratto. Occorrono strumenti flessibili - per esempio la costituzione di una Agenzia Casa comunale, capaci di intervenire prima dello sfratto, anche assistendo inquilini e proprietari nella rinegoziazione al ribasso dei canoni.

 
Sapere è un diritto


Non esiste un vascello veloce come un libro
per portarci in terre lontane
(Emily Dickinson)


L’evoluzione dello scenario sociale ed economico nelle società avanzate e anche nella nostra città mette in primissimo piano il ruolo della scuola, come strumento fondamentale per la formazione di un cittadino consapevole dei propri diritti e doveri e forte nel tessere buone relazioni.
Oltre che essenziale servizio educativo alle persone, la scuola è un fattore importante dello sviluppo della città. Terni ha una forte tradizione municipale di politiche educative ed è da questa storia che si deve partire per rinnovare un progetto formativo che permetta di collegare i cicli di vita, dal bambino all’adolescente al giovane adulto, in un percorso di maturazione del cittadino.
Nei prossimi cinque anni il governo della città dovrà mettere al centro i bisogni formativi, ottimizzando gli interventi del Comune in materia di diritto allo studio, di edilizia scolastica, di erogazione di beni e servizi, facendo soprattutto emergere il ruolo decisivo di tutte le organizzazioni della città: imprese, pubbliche amministrazioni, Università.
Sarà prioritario continuare ad investire per una scuola di qualità, per la valorizzazione del ruolo sociale degli insegnanti e per sostenere la qualità delle strutture.

Quello che proponiamo:
Tre gli assi principali:
  • Asse materiale, cioè della sicurezza degli ambienti scolastici, attraverso la progettazione e realizzazione integrata di manutenzioni ordinarie e straordinarie.
  • Asse educativo, con attività di ricerca, sperimentazione di servizi sempre più rispondenti alle esigenze degli utenti e formazione permanente degli insegnanti e degli educatori.
  • Asse partecipativo, sostenendo il coinvolgimento dei genitori in favore di una democrazia diffusa nell’intero ciclo scolastico.


I servizi per l’infanzia del Comune di Terni, grazie all’elevata professionalità degli operatori e delle operatrici, qualificano l’azione l’amministrazione comunale come tra le più attente e avanzate d’Italia per garantire i diritti dei bambini e delle bambine, il welfare locale e le libertà femminili nelle scelte di vita.
In questi anni l'amministrazione ha investito molte risorse nella gratuità della scuola materna comunale e nel contenimento delle rette dei servizi educativi 0-6, della refezione scolastica e del trasporto. Lungo questo percorso vogliamo e dobbiamo, continuare.
Nonostante la crisi abbia colpito in modo duro, abbiamo assicurato le risorse non solo per la continuità dei servizi ma anche per incrementarne e differenziarne l’offerta. I sei nidi di infanzia, propongono tre tipologie orarie diverse ed è stata incrementata la disponibilità dei posti. A questo si aggiungono due sezioni ponte, due centri per bambini e famiglie, sei scuole materne. e un sostegno importante per le famiglie in difficoltà, attraverso il centro socio educativo Kirikù.
La sfida e l’impegno nel prossimo futuro nei servizi per l’infanzia, è quello di garantire la gestione diretta degli stessi, affidando nel contempo al Comune il ruolo di indirizzo e coordinamento pedagogico per i servizi privati autorizzati, che completano l’offerta cittadina di un più vasto sistema di offerta di qualità.

Quello che proponiamo:
  • Rafforzare la rete dei nidi di infanzia comunali come presidio a difesa dei diritti dell’infanzia e contro la diseguaglianza sociale;
  • Aumentare della disponibilità di posti, soprattutto nella fascia di età 0-6, e bloccare delle tariffe.
  • Produrre occupazione di qualità in un settore come quello del welfare locale che in questi ultimi anni ha subìto tagli devastanti.

Secondo la dichiarazione universale dei diritti umani dell'ONU, il diritto allo studio è uno dei diritti fondamentali della persona. Le azioni su cui concentrare gli sforzi nei prossimi anni si chiamano buoni libro, cedole librarie, refezione scolastica, trasporto scolastico, sostegno per i disabili, offerta formativa.
Il servizio di refezione scolastica si caratterizza per avere quasi tutte le cucine all’interno delle singole scuole, producendo e distribuendo in loco circa 4.000 pasti al giorno. Le “Cuoche a KM 0” garantiscono ogni giorno grande qualità, attraverso l’uso di alimenti biologici e di stagione, e il sempre il più diffuso uso di stoviglie in ceramica, bicchieri in vetro e posate in acciaio.
Alla scuola dell’infanzia, alla scuola primaria e alla scuola di secondo grado da parte dell’amministrazione comunale sono state offerte opportunità educative e culturali per arricchire e sostenere l’offerta formativa dei singoli istituti. In particolare “Cinema e Scuola”, “Umbria scienza”, “LaborArt” e le “Botteghe Artigiane” hanno garantito la possibilità di sperimentare linguaggi diversi.

Quello che proponiamo:
  • Garantire le risorse necessarie all’erogazione dei buoni libro e delle cedole librarie e per l’inclusione dei disabili.
  • Coinvolgere le famiglie e i bambini e le bambine nella costruzione partecipata dei menu, vivendo il momento della refezione come ricerca e scoperta, anche dei prodotti locali.

Il pacchetto di offerte raccolte ne “La città creativa” indica la strada su cui continuare per costruire una vasta gamma di proposte, capaci di rispondere ai bisogni di apprendimento, di incontro e socializzazione, di gioco, di svago e movimento, ma anche per prevenire disagi, per scoprire ed appropriarsi del territori, per favorire l’autonomia e il benessere dei bambini e delle bambine e renderli protagonisti.

Le università sono state costrette dalla riforma Gelmini a importanti trasformazioni sia sul piano organizzativo che su quello della didattica. Gli effetti di tale riforma a Terni hanno portato alla soppressione (già avvenuta o in via di ultimazione) di diversi corsi di laurea che non avevano i requisiti previsti dalla legge, come quelli di Scienze politiche, di Scienza della formazione e di Lingue. Sono rimasti il corso di Ingegneria (con la laurea di primo livello e la magistrale in ingegneria industriale), quello di Medicina e quello di Economia.
Il Polo scientifico didattico di Terni, la struttura che coordina la presenza universitaria nella nostra città, sta subendo, come previsto dallo statuto dell'Università di Perugia, un profondo cambiamento che rischia di limitarne la libertà di interlocuzione con il territorio, trasformandolo con ogni probabilità in un mero ente di coordinamento del personale e delle sedi presenti. Così tutte le decisioni riguardanti sia la formazione che le attività di ricerca saranno di competenza solo dei dipartimenti, tutti con sede nel capoluogo regionale. Non che fino a ora non ci fosse comunque stata dipendenza dalle decisione maturate presso la sede centrale, ma una organizzazione di questo tipo rappresenta un evidente passo indietro rispetto a quanto realizzato fino a oggi.
Non senza difficoltà le facoltà ternane, almeno per quanto riguarda quella di Ingegneria e, in parte, quella di Economia, hanno saputo interagire costruttivamente col territorio, in quei settori affini alle competenze maturate presso le facoltà stesse. Tanto che molti ingegneri (già a partire dalla fine degli anni '90) e successivamente anche laureati in economia hanno “invaso” le imprese del territorio, sia quelle di medie e grandi dimensioni (AST, Treofan, Meraklon, Novamont, Tarkett), sia il mondo delle piccole e medie imprese, che ha assorbito molti dei laureati ternani.
Nello stesso tempo i laboratori ternani hanno visto un'importante crescita dal punto di vista delle capacità di ricerca e di supporto alle piccole e medie imprese, grazie all'attività di singoli professori (spesso supportati dalla fondazione bancaria locale) che, operando su Terni, hanno cercato di far crescere queste strutture. Un contributo significativo è venuto anche dall'importante investimento delle amministrazioni locali, sia per quanto riguarda le sedi che per quanto riguarda il sostegno dato in questi ultimi anni ai ricercatori a tempo determinato.
Quello che si può imputare all'amministrazione locale è di non aver seguito e controllato gli investimenti fatti, sia materiali che immateriali, e di non aver preteso dall'Università altrettanto impegno nell'investire sul nostro territorio.
Malgrado tali limiti, la realtà, non scontata, è che oggi la presenza universitaria a Terni è sempre più e meglio percepita, sia tra la gente comune che tra le imprese; anche grazie all'azione di chi, in questi anni, ha saputo creare una fitta rete di collaborazioni nel territorio.
Se il futuro, non solo industriale, ma anche industriale, della nostra città non può prescindere dall'innovazione e dalla ricerca, è chiaro il ruolo fondamentale che la formazione, non solo universitaria, ricopre. Ed è chiaro che il sistema industriale deve saper essere l'interlocutore privilegiato, ma non l'unico e non in modo unidirezionale, di tali competenze.

Quello che proponiamo:
  • Il rafforzamento del ruolo dell'Università a Terni attraverso la riorganizzazione dei corsi e dei temi della didattica, che devono essere, almeno in parte, di interesse diretto del territorio, in modo di sostenere quello sviluppo tanto auspicato.
  • Un'integrazione spinta delle facoltà di Ingegneria e di Economia, capace di supportare il sistema industriale, in primis quello delle piccole e medie imprese più innovative.
  • Creazione di nuovi profili professionali: nuove competenze per nuove realtà produttive.

 

Vecchie fragilità e nuovi bisogni


C’è la bellezza e ci sono gli umiliati.
Quali che siano le difficoltà dell’impresa, vorrei
non essere mai infedele né all’una né agli altri.
(Albert Camus)




Il sistema di welfare promozionale cui era giunta la nostra comunità negli anni duemila è un sistema avanzato che va ripensato alla luce della faglia sociale aperta dalla crisi economica. Bisogna ripensare il modello di intervento sociale per raggiungere i nuovi bisogni senza lasciare scoperte le tradizionali fragilità sociali della città. E’ necessario ridefinire e razionalizzare l’uso delle risorse al fine di costruire un sistema di protezione e promozione che non lasci nessuno da solo, coinvolgendo i soggetti della città che sono in grado di contribuire alla definizione dei bisogni ed alla costruzione delle risposte possibili.
Sempre più persone si trovano nella condizione di non riuscire a soddisfare i bisogni primari, questo non può succedere in una città di tradizioni progressiste e di solidarietà comunitaria come Terni. Il sistema sociale dovrà essere in grado di garantire i servizi di tutela della dignità individuale: abitare, mangiare, vestirsi.

Quello che proponiamo:
  • L’amministrazione dovrà promuovere una unità anti-crisi permanente, composta da soggetti istituzionali, protagonisti del privato sociale, enti commerciali, singoli benefattori, volontari e professionisti, capaci di mettere a disposizione e catalizzare tutte le energie possibili per sostenere chi è in difficoltà attraverso il sostegno diretto e concreto.
  • sussidi economici mirati – bollette, mutui, microcredito, sos sfratti - sostegno materiale e alloggiativo, supporto alla persona al fine di reinserirla in un processo di produzione di reddito, microcredito.
Dove trovare le risorse?
  • razionalizzare e ridefinire le priorità di spesa (prima a chi non ha nulla);
  • utilizzare adeguatamente la leva fiscale e delle tariffe rivedendo i sistemi delle rette dei servizi pubblici in senso progressivo sulla base del reddito;
  • ridurre i costi a carico dell'Amministrazione per l'istituzionalizzazione delle persone (case di riposo e centri per minori) favorendo l’assistenza domiciliare e il sistema dell'affido familiare;
  • creare un fondo pubblico di sostegno anti-crisi dove poter far confluire donazioni economiche delle fondazioni bancarie, dei privati commerciali, dei singoli benefattori del 5 e dell'8 per mille, attraverso una forte campagna di comunicazione cittadina;
  • creare delle isole di raccolta e scambio di beni materiali da poter donare, rivendere o scambiare, al fine di favorire il sostegno materiale diretto e contribuendo agli obiettivi ambientali del recupero e del riuso;
  • creare dei social market dove redistribuire i prodotti alimentari in scadenza, i mobili da riusare, i vestiti da recuperare, attraverso l'ausilio di officine creative del restauro, del recupero e della vendita sociali, attraverso la costruzione di stazioni del mutuo-aiuto dove impegnare proficuamente le persone ferme dal punto di vista lavorativo e supportate dal sostegno sociale;
  • rivedere il sistema comunale dei lavori di pubblica utilità, creando un sistema di Servizio Civile Comunale adattabile all'integrazione e reintegrazione di soggetti in condizione di fragilità personale ed economica;
  • riadattare immobili o spazi pubblici inutilizzati o da mettere a norma, attraverso il recupero edile partecipato, coinvolgendo volontari, scuole professionali, sezioni dei pensionati degli ordini professionali (geometri, architetti, agronomi) o dei lavoratori (Sindacati etc.);
  • destinare gli immobili recuperati all'abitazione sociale e di soccorso;
  • favorire la condivisione di spazi alloggiativi tra soggetti capaci di auto/mutuo-aiuto: condomini solidali con giovani coppie a reddito fragile, anziani a rischio di solitudine etc..


Sostegno alle persone ed alle famiglie per affrontare la crisi:
  • supporto sociale e psicologico per la riprogettazione della propria prospettiva personale e familiare;
  • supporto psicologico e di mediazione per non lasciare sole le famiglie ad affrontare nuove problematiche come separazione dei genitori, perdita del lavoro, genitorialità problematica.


Potenziamento dei servizi di sostegno e cura alle persone non autosufficienti:
  • privilegiare i servizi volti all'autonomia della persona e alla sua integrazione nel tessuto sociale cittadino, evitando il più possibile il ricorso a forme di istituzionalizzazione;
  • razionalizzare l'uso delle risorse monitorando i servizi resi e coinvolgendo gli utenti nella valutazione degli stessi.

Supporto nella gestione dei carichi di cura:
  • mantenere e migliorare le occasioni di alleggerimento dei carichi di cura;
  • mantenere ed aumentare i posti negli asili, scuole materne, centri diurni per anziani e disabili;
  • potenziare, sostenere e riconoscere il ruolo dei centri alternativi: luoghi di aggregazione, di scambio e mutuo-aiuto.

Sostegno ai soggetti che si prendono cura del tessuto sociale: Casa delle donne, centri sociali, centri giovanili, rete associativa e del volontariato.

 

44 anni e li dimostra


E quando dottore lo fui finalmente
non volli tradire il bambino per l'uomo
e vennero in tanti e si chiamavano "gente"
ciliegi malati in ogni stagione.
(Fabrizio De Andrè)

L’ospedale di Terni quest’anno compie 44 anni e li dimostra tutti. In Italia non pochi sono gli esempi di Ospedali anche antichi (es.quelli ricavati dai vecchi sanatori del secolo scorso) che pero’ hanno subito nei decenni scorsi opere anche importanti di ristrutturazione che li hanno resi idonei alle moderne esigenze di razionalità, sicurezza, e mobilità interna e quindi più facilmente fruibili ed accoglienti da parte dell’utenza esterna, del personale, dei pazienti ricoverati e dei loro familiari.
Ciò non è avvenuto nel nosocomio ternano. Si scontano decenni di inadeguata manutenzione ordinaria e straordinaria, per cui si sono nel tempo accumulate numerosissime problematiche che oggi sono sempre più difficilmente risolvibili, se non a fronte di ingentissimi finanziamenti pubblici.
Così, mentre la rete ospedaliera regionale veniva quasi completamente ristrutturata con la realizzazione di alcuni nuovi ospedali, in qualche caso sovradimensionati rispetto alle esigenze dei territori circostanti, quello che doveva essere il nodo centrale della sanità dell’Umbria meridionale e dei territori extraregionali di confine (con un bacini di utenza di 500.000 abitanti), l’hub cui dovevano afferire tutti i pazienti necessitanti di cure di alta specialità, è stato lasciato in uno stato di profondo degrado.
Ora, il Direttore dell’Azienda Ospedaliera di Terni Andrea Casciari, informa la città del cronoprogramma degli interventi di ristrutturazione e riqualificazione, in parte iniziati ed in parte appaltati, che una volta completati risolveranno molti dei punti critici evidenziati negli anni.
Noi saremo attenti a che tutto proceda velocemente secondo quanto annunciato, con l’auspicio che, nonostante l’importante deficit di bilancio ereditato dalla precedente amministrazione, questo permetta all’Azienda Ospedaliera ternana di rilanciare il proprio importante ruolo nell’ambito della sanità umbra.

Oltre alle problematiche strutturali, un grosso punto interrogativo si dovrebbe tracciare a proposito del progetto di missione che l’ospedale dovrebbe svolgere nei decenni a venire.
La domanda da porsi è : qual è la funzione complessiva, e non solo di un singolo reparto, che un Ospedale come quello ternano, con le tipologie professionali al suo interno, con le caratteristiche di collocazione geografica e di epidemiologia del territorio, ampio, in cui esso opera, dovrebbe avere?
Anche qui abbiamo l’impressione che vi sia una visione non sufficientemente chiara e globale sul futuro.
Sull’attività assistenziale svolta dal nosocomio grava pesantissima la mancata realizzazione di una rete efficace di assistenza territoriale avanzata, soprattutto in favore degli anziani e dei non autosufficienti, con il conseguente proliferare di fenomeni deteriori, come gli accessi impropri al PS, i ricoveri inappropriati e prolungati, il dirottamento di risorse finanziarie e di energie professionali verso attività che dappertutto sono di competenza dell’ASL territoriale.
In questo quadro a tinte non sempre rosee, nella nostra realtà, si sono innestati gli effetti della riforma sanitaria regionale.
L’arrivo massiccio di figure apicali universitarie, e la loro compresenza, sempre in maggior numero, assieme a quelle ospedaliere, non ha determinato, seppure in una situazione a macchia di leopardo, un sensibile innalzamento di livello della qualità dei servizi percepiti da parte del cittadino, anzi in qualche situazione tutt’altro.
La annunciata riduzione del numero dei Dipartimenti, con accorpamenti e centralizzazioni, e delle Strutture Semplici e Complesse, seppure in un quadro in divenire, a fronte di forti dubbi sugli effettivi risparmi, non sembra al momento essersi tradotta in una effettiva razionalizzazione, con un reale miglioramento della qualità, degli standard dei servizi erogati.
Già in passato avevamo messo in evidenza il fatto che, seppure un progetto di riforma sanitaria fosse necessario, era importante che la convenzione tra i due soggetti, università e SSR, fosse regolata in un quadro di rapporti che avrebbero avuto la possibilità di divenire proficui per la collettività, solo a patto che l’arbitro, la politica regionale, garante ultimo dei servizi per i cittadini umbri, si comportasse da controllore imparziale.
A fronte delle numerosissime ombre che, a distanza di un anno dalla sua approvazione, tale riforma ha proiettato sull’ospedale ternano, chiediamo ancora oggi e con più forza che l’Amministrazione Regionale, e tanto più l’Amministrazione comunale nella persona del Sindaco, si impegnino in maniera chiara e forte sul futuro della nostra sanità cittadina esercitando la funzione istituzionale di controllo che la legge gli assegna, promuovendo una reale “partecipazione popolare e democratica” della comunità ternana alla gestione degli strumenti di cura e salute dei cittadini.

 

I diritti cercano casa


Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”
(Costituzione della Repubblica italiana, Art. 3)



Terni è una città moderna, laica e progressista. In questi anni la città ha dimostrato una vivacità culturale ed un protagonismo in tema di diritti che spesso hanno anticipato o sostituito le azioni stesse dell'Amministrazione Comunale. Fortunatamente l'amministrazione ha saputo cogliere questi segnali che sono arrivati dalla città e si è risintonizzata con i suoi cittadini valorizzando queste iniziative e mettendo a disposizione quanto necessario in termini di spazi e di collaborazione.

Nella prima legislatura Di Girolamo sono stati messi a dimora dei semi importanti che dovranno essere annaffiati e ben cresciuti nella legislatura che ci aspetta.

Tutti i cittadini sono eguali :La Casa delle donne è un grande risultato che portiamo a casa nella legislatura corrente. La costruzione di questo spazio pone le basi per la piena realizzazione delle politiche che riguardano il tema delle differenze di genere. L'assegnazione dello Spazio stesso all'Associazione “Terni Donne” ha garantito il giusto merito ad una soggettività che in questi anni ha saputo animare nella città un movimento spontaneo, ma allo stesso tempo ricco di competenze, che ha costruito una nuova consapevolezza nelle donne di Terni ed una nuova modalità di coinvolgimento e partecipazione. E' a loro che dobbiamo affidarci quindi per riempire questo spazio di contenuti, favorendo il pieno dispiegarsi di tutte le attività programmate e trovando le forme opportune di sostegno materiale e tecnico. L'apertura del "Centro antiviolenza" è un altro risultato importante raggiunto, rappresenta l'ulteriore tassello di quel puzzle che faticosamente tentiamo da tanti anni di comporre. Questi progressi hanno bisogno, però, di una governance pubblica attenta e sensibile a predisporre e costruire le condizioni perché tutto questo diventi un sistema complesso ed efficace, volto ad ottenere l'obiettivo principale: la piena espressione della identità e libertà femminile.
Quello che proponiamo
Crediamo che sia maturato il tempo perché la Casa delle donne diventi il luogo deputato all'abbattimento delle “barriere architettoniche immateriali” che ancor oggi esistono e che ostacolano il raggiungimento delle pari opportunità. Il suo mix di fare/pensare/vivere può rappresentare quel motore per l'attivazione delle pratiche di superamento delle discriminazioni di genere che mancava in città e che si è tentato di realizzare in tanti modi. In questo senso crediamo che si possa ritenere una esperienza da avviare a conclusione quella del Centro Pari Opportunità, luogo che ha svolto il suo compito negli anni novanta e duemila ma che oggi, in epoca di democrazia paritaria, rappresenta uno strumento obsoleto e contraddittorio.
E' necessario invece dare sostegno alle attività della "casa delle donne" potenziandone le iniziative e il ruolo di intercettazione dei bisogni e di proposta. Il Comune dovrà saper svolgere il compito di governance del sistema. Dovrà cercare le modalità per garantire e supportare finanziariamente, con progetti stabili e sistemici, il ”centro antiviolenza” ed i servizi di aiuto per le donne
, sviluppare i progetti di cura per gli uomini,rendere certa l’indipendenza economica femminile sviluppando il mercato del lavoro, intervenire sul piano culturale nelle scuole e sui mezzi di comunicazione per introdurre il tema dell’”educazione sentimentale”, favorire la parità di genere nei luoghi della rappresentanza. Sviluppare una rete di supporto ed un linguaggio condiviso sul tema della violenza di genere con i servizi collaterali come forze dell'ordine, presidi sanitari ed assistenziali.

Orientamento sessuale
In questi due anni sono stati raggiunti importanti traguardi per quanto riguarda la tutela dei diritti delle persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender. La nascita dell'Associazione “E se domani Terni” ha messo a tema la promozione ed il riconoscimento di questi diritti stimolando l'Amministrazione, che ha risposto prontamente mettendosi in relazione con l'associazione, attraverso la concessione degli spazi per gli sportelli di ascolto, i gruppi di auto-mutuo-aiuto, il Centro di documentazione, la costruzione di eventi di sensibilizzazione e di eventi culturali, lo spazio di prevenzione ed informazione contro l'HIV e per la somministrazione dei test.
Quello che proponiamo
Su questa strada bisogna proseguire per rafforzare il rapporto esistente attraverso un vero riconoscimento del lavoro dell'associazione e la costruzione di una convenzione che garantisca la permanenza delle stesse attività, l'assegnazione di spazi stabili, la tenuta e/o la promozione del registro delle unioni civili, la realizzazione di un festival annuale contro l'omofobia.

...di religione...
Il tema delle differenti religioni diventa sempre più attuale in un epoca di mescolanza tra identità e culture differenti. Sempre più centrale diventa quindi un ruolo dell'Amministrazione Pubblica che garantisca la laicità e l'aconfessionalità dell'agire collettivo nel rispetto di tutti.
Positiva è stata l'istituzione della sala del commiato laico, voluta fortemente dall'amministrazione che ha incontrato notevoli ostacoli di carattere burocratico nella realizzazione.
Nella prossima legislatura è necessario su questo argomento fare però un salto di qualità.

Quello che proponiamo:
  • Istituzione del registro per il deposito delle attestazioni anticipate di volontà sui trattamenti sanitari, in materia di prelievi e di trapianti di organi e di tessuti, nonché in ordine alla cremazione ed alla dispersione delle ceneri, nonché l’indicazione di un fiduciario (o più, fino al massimo di tre) curatore delle volontà stesse, qualora la persona si trovasse nella condizione di sopraggiunta incapacità giuridica al termine della propria esistenza.
  • Individuazione di una sala per il commiato laico ad uso esclusivo, nei pressi del cimitero.
  • Istituzione del forno di cremazione delle salme.
  • Sostegno ad iniziative culturali rivolte alla promozione della cultura laica e democratica.
di razza, di lingua e di religione...
La consulta “degli immigrati, rifugiati ed apolidi”, del Comune di Terni, pur nella complessità e differenza di vedute rispetto al suo regolamento e funzionamento ha messo in evidenza la voglia di partecipazione ed il livello di protagonismo di un pezzo della nostra comunità, quello dei concittadini migranti.
Da questo punto è necessario partire per non disperdere le energie e l'entusiasmo di coloro che candidandosi hanno dimostrato di voler prendere la parola in rappresentanza degli stranieri che vivono a Terni.

Quello che proponiamo
Nella prossima legislatura sarà necessario provvedere ad una revisione del regolamento della Consulta stessa, provvedere ad un meccanismo di invito permanente del Presidente o delegato della consulta ai lavori del Consiglio Comunale, alla dotazione per la consulta di un budget e di strumenti di lavoro per promuovere attività autoprogettate al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati e necessari ad un confronto con la città.

Non ci sono diritti senza una cultura dei diritti
Crediamo fortemente che la scuola debba essere luogo nel quale i/le nostre/i figlie/i imparino a vivere in una società inclusiva e rispettosa delle differenze. Perciò riteniamo fondamentale la lotta alla discriminazione, attraverso la promozione di iniziative di educazione nelle scuole e interventi formativi rivolti alle/agli studenti riguardo alle tematiche di genere e di orientamento sessuale, di etnia e religione.

Quello che proponiamo:
  • Ci impegniamo a promuovere corsi di formazione rivolti alle/agli insegnanti e a tutto il personale scolastico riguardo alle tematiche di genere e di orientamento sessuale, volti a contrastare la violenza di genere e il bullismo omofobico.
  • Ci impegniamo ad attivare campagne di informazione e prevenzione sulle infezioni da HIV, che da decenni semina morte in tutto il mondo, e sulle infezioni a trasmissione sessuale in generale.
  • Si potrebbe pensare ad un festival contro le discriminazioni.
 

Voglio andare a... Terni


Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: "Non c'è altro da vedere",
sapeva che non era vero.
(José Saramago)




Siamo convinti che il turismo a Terni e nel suo territorio debbano recuperare una loro centralità nelle politiche culturali ed economiche della nuova amministrazione e in particolar modo nelle nuove dinamiche di sviluppo territoriale.
Il turismo può diventare un “volano” per la ripresa delle attività produttive solo se le politiche turistiche vengono trattate alla stregua di un qualsiasi altro processo produttivo, ovvero adottando un modello di politica industriale serio che sottintenda un obiettivo da perseguire attraverso programmazione di interventi da effettuare.
La destinazione turistica deve essere considerata come un prodotto o una “merce” da mettere sul mercato per venderla, rispondendo a tutte quelle esigenze che il mercato richiede. Per poter proporre una strategia vincente è fondamentale considerare l’intera catena dei servizi coinvolti nel processo produttivo e metterli a sistema.
In una fase in cui i finanziamenti si sono progressivamente ridotti, l’integrazione dell’offerta e una strategia di marketing turistico pianificata e che guardi al futuro diventano degli strumenti necessari da adottare. Partendo da una solida base rappresentata delle nostre emergenze naturalistiche, archeologiche e paesaggistiche dobbiamo porci degli obbiettivi a medio lungo termine e individuare tutte le azioni necessarie che contribuiscano al perseguimento degli stessi.
La forte competitività delle altre regioni e degli altri territori e la continua trasformazione del mercato turistico nazionale ci deve spingere a creare un’offerta integrata e di sistema che guardi al web, il pubblico e privato devono lavorare per uno stesso obiettivo, convinti che i risultati verranno solo alla fine di un processo che sottintende impegno costante.


I punti di forza su cui lavorare
  • Le eccellenze naturalistiche e paesaggistiche rappresentate dal parco della Cascata delle Marmore, il lago di Piediluco, La val Serra, la montagna ternana , i borghi e i siti archeologici.
  • I numerosi siti di archeologia Industriale che vanno valorizzati attraverso delle politiche di promozione e di conoscenza di una fase importante per la città.
  • I servizi offerti attraverso la presenza di centri congressuali esistenti nel tessuto urbano e la favorevole posizione geografica della città collocata al centro di importanti arterie.
  • Le numerose manifestazioni sportive che la rete di Associazioni sportive riescono a organizzare nel corso dell’anno sia livello amatoriale che competitivo, creando un opportunità di promozione della città e del circondario.
  • La figura di San Valentino, conosciuta e amata in tutto il mondo.


Quello che proponiamo
  • Definire un brand attraverso un marketing esperienziale. Le componenti cognitive sono le variabili su cui ci si deve orientare per essere competitivi sul mercato. Dobbiamo quindi integrare l’offerta turistica con l’aspetto enogastronomico e con le emozioni e le esperienze che possono suscitare le manifestazioni storico – religiose presenti, prime fra tutti gli eventi valentiniani. Dobbiamo promuovere e far conoscere le eccellenze enogastronomiche anche attraverso la conoscenza dei processi produttivi delle piccole realtà che vanno tutelate e valorizzate.
  • Realizzazione di un osservatorio turistico permanente dove i vari soggetti pubblico privati possano periodicamente incontrarsi per pianificare una strategia comune.
  • Proponiamo che il progetto della smart city possa coinvolgere anche la valorizzazione del patrimonio culturale ed artistico attraverso il digitale – multimedialità, musei virtuali, realtà aumentata, community culturali sul web, e-commerce – conducendo il processo di innovazione, con un coordinamento sistematico fra le istituzioni. Integrare l’offerta culturale della città creando un forte binomio tra le iniziative della biblioteca con le attività svolte al CAOS - Centro per le Arti Opificio Siri, che devono sempre più diventare il cuore culturale della città.
  • Integrazione dell’informazione perché sempre più spesso viene dispersa sui vari siti web territoriali: manca, infatti, un punto d’accesso unico e mancano link chiari tra i portali di una stessa destinazione.
  • Realizzare di uno studio preliminare per capire il trend e il target turistico di questi ultimi anni (censimento indicativo del numero dei visitatori, il tempo di permanenza nel nostro territorio, la provenienza etc.).
  • Omologazione e miglioramento dei cartelli turistici del territorio comunale e della città.
  • Realizzazione e censimento dei percorsi trekking per una maggiore valorizzazione delle aree naturali di notevole interesse paesaggistico, la promozione dei percorsi passa anche attraverso una progressiva digitalizzazione degli itinerari fruibili anche dal web.
 


Cittadini protagonisti


La democrazia può resistere alla minaccia autoritaria soltanto a patto che si trasformi, da “democrazia di spettatori passivi”, in “democrazia di partecipanti attivi”, nella quale cioè i problemi della comunità siano familiari al singolo e per lui importanti quanto le sue faccende private.
(E.Fromm, Avere o essere?)



Decentramento e partecipazione: una storia ternana
L’esperienza del decentramento a Terni ha costituito un aspetto importante degli ultimi 40 anni di vita politico-istituzionale della città.
Terni è stata una delle prime città d’Italia a costituire i Consigli di Quartiere, nei primi anni 70, innestandosi in quella forte richiesta che cresceva nel Paese, che portò a importanti esperienze di partecipazione diretta nel mondo del lavoro, nella scuola oltre che nel governo delle città. Essi, pur non avendo deleghe né risorse da gestire direttamente, hanno rappresentato un innovativo strumento di coinvolgimento popolare al governo cittadino, partecipando alle scelte dell’Amministrazione Comunale con un ruolo attivo e propositivo. Riuscirono ad alimentare una forte volontà di partecipazione in centinaia di donne e uomini chiamati a far parte dei consigli e soprattutto la convinta presenza di tanta parte della città all’attività degli organismi.
Del tutto naturale fu quindi il successivo passaggio alla costituzione delle Circoscrizioni, dotate via via di sempre maggiori risorse e poteri, nate in seguito alla legge nazionale del 1976.
Anche qui Terni anticipò la nascita delle Circoscrizioni, istituendole con l’elezione indiretta nel 1978 e successivamente, con il voto diretto dei cittadini alle elezioni amministrative del 1980, come previsto appunto dalla legge 278/76.
Quindi, la cancellazione delle Circoscrizioni che avverrà nel 2014, in base alla legge 42 del 2010, non rappresenta solo la fine di una esperienza di decentramento amministrativo, significa anche il venir meno di quella politica di partecipazione alla vita pubblica municipale che ha accompagnato la crescita della città in questi anni.
Anche se, c’è da notare, nel corso degli anni quell’esperienza si è andata sempre di più caratterizzando per gli aspetti di decentramento amministrativo, perdendo molto sul fronte della partecipazione che era stata la vera, innovativa intuizione.
Con l'esaurirsi dell’esperienza delle Circoscrizioni, riteniamo che non sia utile un semplicistico ritorno al passato, ricostituendo sotto altre forme i Consigli di Quartiere. Sarebbe una scelta del passato in un contesto completamente diverso.
Vanno innanzitutto scissi i due aspetti, quello del decentramento dei servizi da quello, da rilanciare, della condivisione del governo della città.

Decentramento amministrativo
E’ indubbio che la presenza nei territori dei servizi anagrafici, come del corpo dei vigili urbani, vanno mantenuti, e possibilmente integrati con altri servizi e con l’utilizzo dei nuovi strumenti informatici.
Le sedi possono vedere, in giorni stabiliti, anche la presenza di tecnici comunali che si ritengano utili come interfaccia tempestiva al fine di dare risposta alle richieste di intervento manutentivo nei quartieri, soprattutto negli edifici e negli spazi pubblici.
Inoltre, sarebbe utile un ripensamento della funzione delle associazioni locali (centri sociali, centri giovanili, circoli, etc.) prevedendo un loro coinvolgimento nell'erogazione di alcuni servizi individuali alla persona nell'ottica della costruzione di un nuovo welfare municipale.

Cittadini protagonisti
Sull'altro fronte, invece, noi crediamo si possa sperimentare un approccio nuovo tentando di mettere insieme modalità diverse di partecipazione, alcune già previste dall’attuale Regolamento Comunale e molto poco utilizzate, e recuperando le esperienze positive che in questi decenni si sono sviluppate.
Uno dei punti è rappresentato dalla costituzione delle Consulte tematiche cittadine, quali la Consulta dello sport, la Consulta della cultura e del turismo, la Consulta dell’integrazione, la Consulta ambiente e sostenibilità urbana, la Consulta del sociale, la Consulta delle/i ragazze/i da 8 a 12 anni, la consulta delle municipalità.
Strumenti che devono avere un riferimento istituzionale, prevedendo rapporti certi sia con la Giunta che con il Consiglio, dando loro, inoltre, la possibilità di utilizzare tutti gli strumenti di intervento diretto (istanze, petizioni, interrogazioni e interpellanze).
Proponiamo l'istituzione di una Commissione Partecipazione composta da 5 consiglieri comunali, tre di maggioranza e due di minoranza. Uno strumento utile sia come punto di riferimento delle consulte, ma soprattutto per mantenere un costante contatto tra l'Amministrazione Comunale e i cittadini dei diversi ambiti territoriali. Il ruolo e i poteri della Commissione vanno previsti nel Regolamento Comunale.
Accanto a ciò, vanno regolarizzati incontri periodici (almeno due volte l’anno) della Giunta e dei responsabili delle Partecipate con i cittadini, attraverso incontri pubblici nei quartieri volti a informare e ad acquisire suggerimenti e proposte.
Dovrà essere rivisto, rendendolo più semplice, l’accesso ai referendum cittadini, sia in forma consultiva e propositiva che in forma abrogativa.
Tutto questo va normato con una riscrittura dello Statuto Comunale in cui dovranno essere stabiliti anche i criteri per l’utilizzo delle strutture comunali e il decentramento del personale.
Inoltre va previsto l’invio, in versione telematica, di un giornale di informazione e divulgazione dell’Amministrazione Comunale e delle sue Partecipate.

Bilancio partecipativo
Il punto centrale di questo nuovo approccio è rappresentato dal concreto avvio dello strumento del bilancio partecipativo, più volte proposto e mai avviato.
Il bilancio partecipativo non è solo la destinazione di una parte del bilancio comunale decisa attraverso una qualche forma di partecipazione dei cittadini, quello che, di fatto, già avveniva con le Circoscrizioni.
Noi pensiamo che occorra sperimentare anche a Terni un percorso più ambizioso, che apra la macchina comunale alla partecipazione diretta ed effettiva dei cittadini nelle decisioni sugli obiettivi e sulle priorità della distribuzione degli investimenti pubblici.
Per questo va costruito un percorso partecipativo attraverso un primo lavoro di informazione e comunicazione e uno successivo di consultazione e valutazione al fine di consentire all’Amministrazione Comunale di condividere con i portatori di interessi presenti nel territorio comunale e con tutti i cittadini le scelte di ripartizione delle risorse finanziarie destinate ai servizi e agli investimenti.
Noi siamo convinti che esso rappresenti lo snodo fondamentale di una nuova stagione di partecipazione e di protagonismo civico per Terni e che su di esso si debba seriamente investire, nonostante le politiche dei vari Governi degli ultimi anni non abbiano dato certezze agli Enti Locali per la predisposizione in tempi certi dei bilanci preventivi e, anzi, siano state e continuino a essere fortemente punitive nei confronti delle istituzioni decentrate.

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